E’ in corso un importante intervento di restauro delle vetrate artistiche del Battistero di Pisa. Si tratta di un ciclo decorativo composto da 16 vetrate istoriate, realizzate nel corso del XIX secolo. Tra queste quattro non sono più recuperabili e dunque l’Opera della Primaziale Pisana ha deciso di bandire un concorso internazionale per artisti per la realizzazione di quattro vetrate destinate al Battistero di Pisa. Il bando completo del concorso sarà scaricabile on line a partire da venerdì 9 settembre 2016 sul sito www.opapisa.it
Gli interventi di restauro sono realizzati dal Centro Conservazione e Restauro “La Venaria Reale” di Torino e sotto la direzione dell’Istituto Centrale di Restauro di Roma. Al momento è stato completato il restauro delle due vetrate del primo ordine del quadrante sud-est, raffiguranti rispettivamente l’effige di Santa Reparata e San Vittore. Entrambe le vetrate, ora ricollocate in Battistero, sono state realizzate nella seconda metà del 1800 da Guglielmo Botti (Pisa 1829-1906). Botti studiò pittura con Tommaso Gazzarrini e con Giuseppe Bezzuoli, rispettivamente a Pisa ed a Firenze. Fu fervido ammiratore dei primitivi ed acquistò fama come pittore su vetro; nel 1853 sperimentò una tecnica di pittura a fuoco che gli fece ritenere di avere riscoperto i procedimenti dei pittori tardogotici.
A Pisa, a partire dagli anni Quaranta dell’Ottocento, il maggiore impegno dell’Opera della Primaziale Pisana fu il restauro dei monumenti della Piazza del Duomo e in particolare del Battistero. Nell’ambito di questo fervore rinnovativo si collocò la realizzazione delle vetrate istoriate che segnò la nascita di una locale scuola di pittori-vetraisti, destinata in seguito ad operare sul patrimonio vetrario del Granducato di Toscana nonché del Regno d’Italia. La realizzazione delle vetrate istoriate, collocate a quindici delle sedici finestre al primo ordine del monumento, fu quindi una diretta conseguenza dei lavori di restauro del complesso, effettuati dal 1841 al 1865.
Le prime vetrate istoriate furono ordinate a maestranze operanti in stati estranei al Granducato, tra cui Milano e la Francia, ma non incontrarono il favore della comunità artistica pisana, decisa a valorizzare la tradizione toscana. Gli artisti pisani in quel periodo stavano operando, infatti, il rilancio della pratica dell’arte vetraria, riconducibile al fenomeno più generale di rinascita della bottega artigiana che coinvolse la Toscana dell’Ottocento. La formazione dei pittori vetraisti pisani avvenne nell’ambito della locale Accademia delle Arti.